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Matera, una città sottosopra per un viaggio al centro della terra.

Da sempre le grotte esercitano su di me un fascino particolare.
Da bambina, quando curiosa e un po’ intimorita ascoltavo le storie fantastiche di streghe, folletti, maghi e draghi, mi sembrava di percorrere davvero i corridoi sotterranei delle loro dimore fantastiche che spesso celavano arcani segreti.
In età adulta quell’aura di mistero attorno alle grotte, il brivido della leggenda e il valore simbolico del mito, si sono poi mescolati con la storia, con le reali testimonianze giunte fino a noi della presenza di antiche civiltà che proprio nel cuore della terra hanno trovato il giusto riparo per sopravvivere alle difficoltà della vita, o un luogo sicuro per poter praticare in segreto i propri culti.

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Le grotte, considerate in passato anticamera misteriosa di un mondo sotterraneo carico di simbolismo, raccontano chi siamo e da dove veniamo e, con le loro pitture rupestri e graffiti, ci tramandano  usanze e costumi di epoche lontane.

Il nostro Bel Paese può vantare di ospitare, tra i suoi tanti tesori, un luogo, Matera, che è sorto e si è sviluppato proprio su queste antiche cavità, iscritte nella lista dei patrimoni dell’Umanità dell’UNESCO dal 1993.

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La città di pietra, centro storico di Matera scavato a ridosso di un burrone (Parco Regionale Archeologico delle Chiese Rupestri del Materano, dove scorre il Torrente Gravina di Matera), è stata abitata fin dalla preistoria e ogni apertura scavata nella roccia costituisce un esempio eccezionale di utilizzo della natura per la sopravvivenza dal paleolitico all’età moderna.

Sono arrivata qui dopo circa un’ora di macchina da Bari che, per chi come me parte da Milano, vista la presenza del suo comodo aeroporto, può essere un buon punto di arrivo da cui poi potersi mettere in marcia per raggiungere il paese.

Il panorama si mostra alla vista piano piano e appena l’occhio può godere di una più ampia prospettiva sulla città e la scarpata sottostante, l’immagine che si ha di fronte sembra rievocare la descrizione di Dante dei gironi dell’Inferno dove ritrovò se stesso!

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Arrivai a Matera verso le undici del mattino. Avevo letto nella guida che è una città pittoresca, che merita di essere visitata, che c’è un museo di arte antica e delle curiose abitazioni trogloditiche [cioè scavate nella roccia]. Allontanatami un poco dalla stazione, arrivai a una strada, che da un solo lato era fiancheggiata da vecchie case, e dall’altro costeggiava un precipizio. In quel precipizio è Matera. La forma di quel burrone era strana; come quella di due mezzi imbuti affiancati, separati da un piccolo sperone e riuniti in basso in un apice comune, dove si vedeva, di lassù, una chiesa bianca, Santa Maria de Idris, che pareva ficcata nella terra. Questi coni rovesciati, questi imbuti, si chiamano Sassi. Hanno la forma con cui, a scuola, immaginavamo l’inferno di Dante, in quello stretto spazio tra le facciate e il declivio passano le strade, e sono insieme pavimenti per chi esce dalle abitazioni di sopra e tetti per quelle di sotto. Alzando gli occhi vidi finalmente apparire, come un muro obliquo, tutta Matera. È davvero una città bellissima, pittoresca e impressionante“.

Carlo Levi ce la descrive così, per mezzo della voce narrante della sorella, in “Cristo si è fermato ad Eboli” ed è proprio così che mi è apparsa in tutto il suo fascino mistico!

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Prima di arrivare, contrariamente a come sono solita fare, non ho letto guide turistiche o racconti di viaggiatori. Volevo preservarmi il gusto della sorpresa, lasciare che passeggiando senza meta, la città si svelasse a me piano piano e mi impressionasse senza il “filtro dei ricordi altrui” letti qua e là nel web e senza il condizionamento inconscio che una guida può esercitare con il suo elenco di luoghi da vedere e itinerari da seguire.

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Scrivo così questo articolo piuttosto di getto, limitandomi a tirare fuori dal cuore le emozioni che questa città mi ha lasciato, senza la pretesa e il bisogno di convincervi che questo luogo vi sbalordirà ma, con la certezza che saprà imprimersi nella vostra memoria in maniera indelebile, che siate avventori alla ricerca di relax e buon cibo, o visitatori affamati di vedere e toccare con mano la storia dell’umanità.
Non voglio elencarvi quello che ogni turista “deve vedere” ma suggerirvi di percorrere le sue strade curiosi ed attenti, e di non andarvene senza essere entrati almeno in una delle tante Chiese Rupestri; di non lasciare che la corsa delle lancette dell’orologio vi impedisca di andare anche al di là della scarpata per osservare dal ciglio del dirupo antistante dominato da tre croci – ricordo del set del film di Mel Gibson “La Passione di Cristo“-  come questo lembo di terra rosa-grigio biancastro, visto da lontano, appaia come una città sottosopra dove il cielo e le stelle si possono vedere”al di sotto dei piedi degli uomini”.

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Visitare Matera mi ha lasciato il segno. Immaginare  la vita svolgersi attorno e dentro la pietra nuda così come accadeva fino agli anni 50 del ‘900, è stato per me anche più semplice vista la scelta fatta di dormire in una delle strutture che, grazie  all’intraprendenza di giovani imprenditori,  offrono oggi la possibilità di dormire nella antiche grotte recuperate e trasformate in uniche e suggestive camere d’albergo!
E’ questo il caso di Sextantio Grotte della Civita, hotel di lusso noto in tutto il mondo dove suggerisco di trascorrere una notte almeno una volta nella vita :-).
Tutto è stato volutamente predisposto affinché gli ospiti, soggiornando qui, possano respirare e vivere la vera Matera.
Stanze-grotta con arredi d’epoca illuminate dalla luce soffusa delle candele, antichi portali in legno sistemati per fungere da porte d’ingresso, bagni ricavati all’interno di grotte più piccole e vasche a vista che regalano, al momento del risveglio, la piacevole sensazione di avere appena scoperto di aver trascorso la notte in una vera grotta!

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Per chi mi segue da un po’, come in ogni mio articolo, anche per Matera voglio lasciare due utili indirizzi affinché la delizia per gli occhi si accompagni anche a quella per il palato: ristorante Baccanti e ristorante Francesca.
Cene squisite nel cuore dei Sassi dove per la prima volta in vita mia ho potuto assaggiare i deliziosi peperoni cruschi della Basilicata (qui si mangiano croccanti interi o grattati sulla pasta come il formaggio).

Per chi volesse tornare a casa portando con sé oltre ai ricordi di questo luogo senza tempo anche un souvenir,  può fare una sosta dal simpatico signor Nisio Lopergolo, nel Sasso Barisano.
Nella sua “bottega” artigiana potrete divertirvi a chiedere il significato storico-simbolico di tutti gli oggetti esposti e sapientemente forgiati dalle mani di Lopergolo….per scoprire così il segreto di una “Coppa di Pitagora” che, se riempita di vino oltre una certa soglia, si svuota per “punire” l’ingordigia del povero malcapitato bevitore :-).

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Ho salutato Matera ripensando a come i suoi Sassi vennero definiti nel secondo dopoguerra: “Vergogna Nazionale”  per le scarse condizioni igienico-sanitarie delle case-grotta e il loro sovraffollamento. Ho ripensato a come, seppur così vicini, quei tempi siano sufficientemente lontani da lasciare che il degrado e la rovina restino un ricordo ormai sfocato del passato di questi rioni pietrosi così ricchi di storia al confine tra Puglia e Basilicata.

 

 

 

Il paradiso incontaminato di Palmarola. Una splendida sorpresa in mezzo al mare!

Il 25 Aprile 2007, complice la splendida giornata di sole e le temperature quasi estive del litorale laziale, salpo con un gruppo di amici dal porto di Nettuno diretta a Ponza per una piacevole giornata in barca.

Il programma “fai da te” prevede una sosta veloce a Palmarola ma la scoperta di questo paradiso naturale  e la sua inaspettata bellezza ci trattengono più del previsto e, dimenticatici della regina delle isole Pontine, trascorriamo il giorno ad esplorare le coste frastagliate di questo piccolo gioiello disabitato.

25 APRILE 2007 - ISOLA DI PALMAROLA IN BARCA 046
Isola di Palmarola

L’isola è una riserva naturale a circa 10km ad ovest di Ponza, meno conosciuta della sua illustre vicina e delle altre isole che compongono l’arcipelago pontino: S. Stefano, Ventotene, Gavi, Zanone.

Per i Romani come me (e per gli appassionati di immersioni!), questi luoghi diventano meta gettonatissima per trascorrere i caldi week end estivi all’insegna di sole, mare, divertimento e gustose cene di pesce.

Prima di capitarci così, letteralmente per caso, confesso che non conoscevo Palmarola. Non ne avevo sentito parlare e difficilmente avrei potuto credere a chi mi dicesse che, a sole 60 miglia nautiche dalla capitale, si potesse trovare un mare così meraviglioso ed un luogo magico ancora incontaminato, dove il turismo di massa non è arrivato a danneggiare il paesaggio.
Sicuramente la visita “fuori stagione” e l’idilliaco approccio all’isola “via mare”, hanno reso l’esperienza ancora più piacevole ma, la bellezza e i colori di questa terra non lasciano alcun dubbio sulle motivazioni che hanno spinto illustri personaggi, come Folco Quilici e Jacques Cousteau, a definirla l’isola più bella del mondo!

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Isola di Palmarola

Tantissimi  gli approdi naturali  e gli scorci mozzafiato. Scogli, grotte e faraglioni ne fanno un ambiente davvero spettacolare. Incredibili i colori del mare che spaziano dall’azzurro turchese al verde smeraldo lasciando letteralmente incantati e ricchissima la vegetazione che disegna i contorni dei rilievi dell’entroterra.

Ma la peculiarità del luogo risiede soprattutto nella sorpresa che riservano al visitatore le pendici delle sue alture…
Nascoste agli occhi degli osservatori meno attenti, le numerose cavità della roccia celano la caratteristica più singolare dell’isola:
la presenza di una decina di case-grotta.
Scavate dai ponzesi a partire dal ‘700 principalmente per pescare o come buen retiro lontano dal caos di Ponza, queste abitazioni spartane e comode quanto basta, hanno svolto in passato una funzione prettamente abitativa per poi essere adibite col tempo anche a depositi per attrezzi agricoli.
Oggi Palmarola è abitata solo d’estate dai pochi fortunati ponzesi che vi si rifugiano e pensate che le uniche costruzioni dell’isola sono proprio queste caratteristiche “case”, i due piccoli ristoranti a Cala del Porto e la villa delle sorelle Fendi, custodita durante l’anno da quello che si può definire l’unico vero abitante dell’isola 🙂 .

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Isola di Palmarola – Casa-Grotta

Che arriviate con un’imbarcazione privata o con i collegamenti giornalieri veloci  da Ponza, siate audaci e, come noi,  provate a chiedere di poter visitare l’interno di una delle case grotta se siete abbastanza fortunati da imbattervi in uno dei suoi proprietari.

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Isola di Palmarola – Casa-grotta
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Vista dalla terrazza della casa-grotta
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Unico corridoio della casa-grotta
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“finestra” della casa-grotta

Dopo qualche ora passata tra i faraglioni e le calette, decidiamo di fermarci proprio dove da lontano aveva catturato la nostra attenzione un signore intento a trafficare sulla “terrazza” di una casa. Ancoriamo la barca e incuriositi risaliamo la parete di roccia fino ad arrivare alla porta d’ingresso. L’accoglienza è calorosa! Il proprietario, per nulla infastidito dalla nostra discreta curiosità, ci invita ad entrare, ci lascia scattare foto e ci racconta di come trascorre le giornate a pescare con il figlio.
la vista dall’alto è meravigliosa! il silenzio è interrotto solo dai gabbiani e dal rumore del mare e resta difficile credere come si possa vivere così, ad un passo da tutto, facendosi bastare il niente o poco più! Percorso l’umidissimo corridoio che porta all’altra estremità del promontorio e della casa, ci aspetta la finestra più suggestiva da cui abbia mai avuto il privilegio e la fortuna di osservare il mondo: una fessura ricavata nella roccia a pochi metri dal mare che lascia contemplare, immersi in una pace surreale, il panorama circostante.

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Isola di Palmarola – approdo

 

25 APRILE 2007 - ISOLA DI PALMAROLA IN BARCA 121
Isola di Palmarola – grotte
25 APRILE 2007 - ISOLA DI PALMAROLA IN BARCA 030
Isola di Palmarola – grotta naturale

La giornata purtroppo passa veloce, il sole comincia a calare,  ancora il tempo  di un caffè e si è fatta già l’ora di riprendere la navigazione verso casa……la brezza marina piuttosto fredda di Aprile punge la nostra pelle mentre, assorti nei nostri pensieri, ci lasciamo alle spalle questo paradiso terrestre dove sarebbe bello poter tornare per fare quel tuffo nelle sue limpidissime acque che la temperatura di quel lontano 25 Aprile non mi ha concesso di fare ormai più di 7 anni fa! 🙂